
Questa volta non vi parleremo di cucina.
Ci sono momenti, scelte, decisioni che cambiano in meglio la vita. E io oggi voglio raccontarvi di questo. Sul finire della scorsa estate, passeggiando insieme alla mogliettina di ritorno da una piacevole giornata al mare, chiacchieriamo sul fatto che mi stava scadendo l’abbonamento in palestra e che avrei dovuto decidere se rinnovarlo o meno. Tra le opzioni, si parla anche di iniziare con il running all’aperto. Tra perplessità, dubbi e incertezze a metà settembre indosso le scarpe della palestra e una vecchia tuta e inizio percorrendo di corsa l’isolato di casa.
Click.
È scattato qualcosa, un po’ sopito, onestamente, dai dolori alle gambe e dalla fatica. Per fortuna non mi arrendo facilmente, così decido di uscire qualche altra volta. Il secondo bivio arriva quasi subito. La gara. Una corsa cittadina in autunno la trovo facilmente: provo a correre la Avon Running. Quasi sicuro che non sarei mai riuscito a completare tutti i 10 chilometri, parto bello spedito col mio bizzarro abbigliamento da neofita in mezzo ad una marea di runner, moltissimi dei quali bel intenzionati ed attrezzati. Con una fatica indicibile riesco a tagliare il traguardo in poco più di un’ora. Praticamente un’agonia.
Ma l’amore era sbocciato.
Da quel momento è un susseguirsi: l’iscrizione al principale forum di running, l’acquisto dell’abbigliamento tecnico, delle scarpe giuste, del Garmin (come ho fatto per tutti quei mesi senza?). Metto a calendario le altre gare, partecipo, miglioro i record personali e… mi prefiggo un altro obiettivo.
La Mezza Maratona.

Col sempre costante supporto di Alessia che, oltre a saper a cucinare, è anche un’ottima motivatrice, decido di alzare l’asticella. Faccio la visita medica agonistica e mi iscrivo alla mia prima Mezza Maratona. La Milano21 Half Marathon, la prima edizione. La prima Mezza autunnale a Milano. La prima volta che mi confronto con la distanza di 21,097 km, metà della distanza che, secondo la leggenda, un certo Fidippide percorse da Atene a Maratona per annunciare agli ateniesi la vittoria sugli spartani. Ho anche un obiettivo cronometrico: tagliare il traguardo in meno di due ore.
Una pazzia.
Ultimi allenamenti specifici e ci siamo: il 26 novembre 2017 alle ore 9:15 sono all’interno della griglia grigia col mio pettorale n. 960, siamo quasi in 6.500, io sono emozionato come un bambino. Qualche minuto di ritardo dovuto ai controlli di sicurezza e si parte. Dallo sparo a quando passo effettivamente sotto lo striscione di partenza trascorrono quasi due minuti, dovrò tenerne conto nel calcolo del tempo finale. La giornata è perfetta, soleggiata, fresca ma non fredda, leggermente ventilata. Le sensazioni in partenza sono veramente ottime, la gamba è buona, sto bene e sono in forma.
Via!

Partiamo da Porta Garibaldi per proseguire verso p.zza della Repubblica, corso Venezia e poi sulla circonvallazione interna di Milano. Provo a seguire il consiglio razionale di alcuni amici runner, “Parti piano e vai in crescendo”. Diciamo che non parto a cannone ma vado bello spedito, so che probabilmente me ne pentirò. 5’47” – 5’33” – 5’22” – 5’44” – 5’18”. Mentalmente decido di dividere la gara in 3 tronconi da sette chilometri, se sto sotto i 40 minuti in ciascun troncone dovrei farcela. Se non scoppio. 5’26” – 5’21”. Sette chilometri in 38’31”. Perfetto. Amo correre a Milano, la città è bellissima, affascinante e veloce. Non c’è un gran tifo da parte dei milanesi ma non si può avere tutto dalla vita.
Poi arrivano i palloncini.
Dopo il settimo chilometro vengo raggiunto dai pacer con i palloncini delle due ore. Non me lo aspetto, loro ci impiegheranno esattamente due ore, io dovrei essere leggermente più veloce, almeno in questa fase. Mi deconcentro un pò, però la gamba va, non ho dolori alle ginocchia, per cui spingo e li stacco nuovamente. Mi ricorderò di questo errore più avanti. 5’39” – 5’36” – 5’35”. Non mi fermo al ristoro del decimo chilometro, ma mangio una caramella che avevo in tasca. Non è molto tecnica come alimentazione da gara ma non mi fido ancora degli integratori. 5’38” – 5’37” – 5’41” – 5’42”. Porta Genova, Navigli, zona Fiera. La seconda parte di gara è completa in 39’28”. Ci siamo alla grande.
Ma adesso cambia tutto.
Si arriva nel nuovo quartiere Tre Torri, poi zona Sempione e accade quello che temevo. La crisi. Troppo presto. 5’50” – 5’42” – 5’40”. Sento che mi stanno abbandonando le energie nervose, il respiro si accorcia. A peggiorare la situazione c’è il tratto di percorso all’interno del parco Sempione. Qui la situazione si fa critica. Le gambe iniziano ad essere legnose, il terreno è sterrato, ci sono stradine strette, piene di cambi di direzione. A chi è venuta la brillante idea di far passare la gara dentro al parco? 5’42” – 6’02” – 5’54”. E mancano ancora tre chilometri. La situazione si fa veramente sofferta. Ma non bisogna mollare, nè ascoltare i pensieri negativi. L’ho imparato quest’anno.
Usciamo dal parco.
Tornare sull’asfalto mi da un certo sollievo. Non manca molto, forse ce la faccio. In questa fase provo una sensazione mai vissuta, in nessun altro contesto: la disconnessione dalla realtà. La mente è assente, non ho idea di dove sia in quel momento e verso dove stia correndo. So solo che devo mettere una gamba davanti all’altra. E farlo velocemente. 5’52”. A questo punto arriva l’ultima insidia, inattesa.
Ancora i “maledetti” palloncini.
Sento l’incitamento dei pacer con i palloncini delle due ore, quelli che avevo staccato, che marcano il mio obiettivo. Se mi superano, ci avrò impiegato più di due ore. Nonostante uno sforzo indicibile (5’25” il 21° chilometro) devo lasciarmi superare. E’ andata, l’obbiettivo iniziale era completare la gara. Il cronometro vada a farsi benedire.
Ultima curva.
A questo punto sento davvero il traguardo vicino. I pacer hanno tagliato il traguardo nelle 2 ore previste. In quell’istante, non so come, ma un barlume mi accende il cervello. I pacer sono partiti allo sparo! Io invece quasi due minuti dopo, posso ancora incredibilmente farcela. Finora ci ho messo 1h58’30”. Ma devo sprintare il rettilineo finale, saranno 200 metri almeno. Non so con quali gambe però. Corro a più non posso.
Taglio il traguardo in 1h59’28”.
E’ fatta. Posso accasciarmi al suolo adesso. Felice. E posso già pensare alla prossima gara! Credo davvero che chi non ama la corsa è perchè non la conosce.
