Terra Madre – Salone del Gusto 2016

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Dal 22 al 26 settembre Torino ha ospitato il Salone del Gusto 2016, evento dedicato al mondo del cibo “buono, pulito e giusto” organizzato da Slow Food (associazione no profit che ha l’obiettivo di valorizzare il cibo in rispetto con produttori, ambiente e consumatori).

Noi c’eravamo, curiosi di scoprire come è andata, ma sopratutto i produttori di delizie che ci hanno conquistato?

Se ci seguite su Instagram avrete probabilmente già visto qualche scatto, che però non riesce a riassumere un evento della portata di mezzo milione di visitatori.

Per il primo anno il Salone del Gusto non è stato ospitato all’interno del Lingotto – area fieristica di Torino – con un biglietto da acquistare per accedervi. I padiglioni sono stati sparsi per la città: il parco del Valentino lungo il Po ha ospitato la zona del Mercato (quella dedicata agli stand enogastronomici dei produttori); la centrale Piazza San Carlo ospitava laboratori e Food Truck; le vie del centro sono state rinominate le “vie del gelato”;  Piazzale Valdo Fusi era dedicato ai così detti Maestri del Gusto (le eccellenze di Torino e provincia) e agli incontri B2B.

 

Sono tre i produttori che ci hanno particolarmente colpito, tra i pochi con cui, purtroppo, siamo riusciti a scambiare quattro chiacchiere e a conoscerli meglio. Visto l’enorme successo di pubblico e la mancanza di un biglietto d’ingresso, abbiamo avuto spesso la sensazione di essere circondati da “formiche bulimiche” alla smaniosa ricerca di assaggini gratuiti, poco importava saltare dalle olive ai salumi agli amaretti per poi tornare a formaggi e caramelle. I produttori, quasi assaliti dalla folla, difficilmente avevano modo di raccontarsi agli utenti interessati. Peccato! Questa, secondo noi, è stata decisamente una delle pecche del Salone del Gusto: impedire la costruzione di relazioni, far appassionare i visitatori interessati ai prodotti e alle storie di chi li propone, le sue conoscenze e competenze.

 

Per quanto riguarda i salumi, abbiamo scoperto che farli senza nitriti e nitrati – prosciutto crudo di Parma o San Daniele dop a parte – è  possibile! Fino ad ora non eravamo riusciti a trovare salumi cotti senza conservanti e additivi (per i crudi c’è il nostro fidato agriturismo umbro La Corte del Lupo), ma ad Arpino in provincia di Frosinone La Contrada del Nero (www.lacontradadelnero.it) li produce. Noi abbiamo acquistato dell’ottima mortadella, ma a breve fare un ordine per fare scorta sopratutto di prosciutto cotto al vapore, ma anche di qualche golosità in più da concedersi una tantum. I prodotti de La Contrada del Nero vengono realizzati con carne di suini di razza casertana – razza che alla fine degli anni ’90 stava scomparendo – allevati allo stato semi-brado, ovvero si fa largo uso di pascolo nei boschi di querce con scarsa integrazione di farine di grano, orzo e mais. Cosa significa? Che non vengono utilizzati mangimi per portare l’animale in poco tempo ad un peso adatto alla macellazione. Non è affatto una cosa da poco!

 

Abbiamo conosciuto i ragazzi di Pollo Ruspante (www.polloruspante.it): quando si dice nomen omen. L’azienda della provincia di Verona produce polli e animali da cortile con la sapienza e la cura di una volta. Noi abbiamo assaggiato un piatto del loro pollo cotto semplicemente in forno con un pizzico di sale ed era delizioso. Ovviamente abbiamo comprato anche un pollo sottovuoto da gustare poi a casa per il classico pranzo della domenica. Forno, aglio, sale, rosmarino: il pollo era delizioso, il sapore imparagonabile con quello della grande distribuzione. Tanto per rendere chiara la differenza, non solo di gusto, con un prodotto industriale: il pollo del super viene macellato tra i 27 e gli 81 giorni, affinché raggiunga le dimensioni giuste per produrre una quantità sufficiente di carne adeguata alla domanda (e al guadagno). Un pollo “vero” raggiunge l’età adatta alla commercializzazione tra i 120 e i 210 giorni. Signori della corte, ho concluso. Sbrinate il freezer e fate un ordine sul sito di Pollo Ruspante.

 

Non poteva mancare uno spazietto per il dolce: abbiamo trovato degli ottimi biscotti senza glutine da Zenzero Candito Biscotteria Naturale (www.zenzerocandito.biz). Si tratta di un laboratorio che produce a mano prodotti da forno con ingredienti veri, adatti a vegani, intolleranti e semplicemente amanti delle cose buone e naturali. Zenzero Candito si trova in provincia di Ravenna e non so se effettuano spedizioni, ma Ravenna è splendida… Potrebbe essere la nostra prossima meta per una gita cultural-gastronomica!

 

Da smanettoni quali siamo, non possiamo poi non segnalarvi Foodscovery.com (www.foodscovery.com): un grande mercato virtuale nel quale acquistare online da diversi piccoli produttori di tutta Italia. Così, sulla carta sembra molto interessante. Ci premureremo di studiare il progetto e provarlo.

 

La cosa che più ci è piaciuta di questo Salone del Gusto è stata di certo la visita al laboratorio di Guido Gobino (www.guidogobino.it), uno dei migliori e più importanti artigiani del cioccolato italiani. La visita ci ha portato a scoprire la filiera produttiva di gianduiotti, tavolette e praline in un contesto in cui artigianalità e sapienza manuale si mescolano e non possono prescindere l’una dall’altra. Immaginatevi il tutto avvolto in un penetrante e delizioso profumo di cacao e cioccolato… La visita si è conclusa con la degustazione della linea di cioccolato Chontalpa primo cioccolato con marchio Slow Food – il cui cacao provenire dall’omonimo regione messicana e viene prodotto da cooperative di piccoli produttori (leggi: in modo equo ed etico per persone e natura). Il cioccolato della linea Chontalpa viene proposto in piccole cialdine una-tira-l’altra da 63%, 70% e 80% di cacao. Il cioccolato è rotondo, ben equilibrato e piacevole, né troppo dolce quello al 63%, né troppo intenso quello all’80%. L’unico problema? Difficile fermarsi a qualche cialdina solamente…

 

Probabilmente l’edizione 2016 del Salone del Gusto aperta al pubblico e che ha coinvolto tutta la città è stata più interessante per chi si limita al formaggio Galbani e alla pasta Barilla, che non per chi ha già una consapevolezza alimentare più attenta ai piccoli produttori che hanno una storia da raccontare, oltre che un prodotto buono – in tutti i sensi – da vendere. Se l’atmosfera di festa vera era veramente coinvolgente, il rischio “effetto mercatino di Natale di provincia” era sempre in agguato. Per noi è stato dispersivo dover cercare i vari punti del Salone per la città, anche a causa di una segnaletica non proprio chiarissima ed evidente, e non poter entrare meglio in contatto con i nostri interlocutori.

Il Salone del Gusto resta però una festa alla quale sarebbe stato un peccato mancare!

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