
Ci sono posti di cui non ci si può non innamorare e Villa Necchi alla Portalupa in provincia di Pavia è uno di questi. Perciò non potevamo mancare a “Esperienze di gusto: Il tartufo a Villa Necchi“. Curiosi di scoprire un luogo magico e dei piatti da sogno?
Conosciamo Villa Necchi alla Portalupa dal lontano 2014 e ce ne siamo innamorati sin dal primo sguardo… su delle foto viste per caso sul profilo Facebook di una nostra amica. La prima volta in cui siamo stati realmente in questa villa immersa nel verde è stato un aperitivo – rilassato, informale, con piatti e vini da ristorante non da happy hour – in estate. Villa Necchi dal vivo ci ha rubato il cuore, tanto da sceglierla come location per il nostro matrimonio (e mai scelta fu più felice! Sposini lombardi alla lettura, fidatevi e celebrate qui le vostre nozze.).
Villa Necchi è un posto in cui ci sentiamo a casa e allo stesso tempo in una dimensione spazio-temporale fiabesca, in cui anche solo un pranzo della domenica o un aperitivo bastano per a farci staccare e ricaricare le batterie in pochissime ore. Cerchiamo di tornare a Villa Necchi ogni volta che possiamo – che non è mai abbastanza – anche perché il ristorante – guidato dal giovane chef partenopeo Antonio Danise – è in costante evoluzione (seguite la pagina Facebook di Villa Necchi per vedere i piatti che propone Antonio e rifarvi gli occhi). Non si possono non assaggiare periodicamente i nuovi piatti stagionali o le nuove proposte.
Come non accettare allora l’invito fattoci da Rosaspinto Arte e Comunicazione a “Esperienze di gusto: Il tartufo a Villa Necchi“? Il pranzo che si è svolto il 6 novembre 2016 ha proposto un menù che esaltasse il tartufo, sia nella sua versione nera che bianca.
Antonio Danise – lo chef classe 1984 che vanta numerose esperienze in ristoranti stellati campani, fra cui il bistellato “Quattro passi” e che guida la brigata del ristorante Villa Necchi dal 2015 – ha proposto piatti il cui focus fosse sempre e solo il tartufo, abbinato a carni, pesce, verdure e dolcezze. Sappiate che noi siamo di parte, ma – come al solito – siamo stati entusiasti del menù (qui tutte le nostre foto dell’evento).
L’aperitivo si è svolto nei bellissimi spazi interni della villa: salone, veranda, salottini più o meno riparati in cui assaporare questo pranzo della domenica. Un calice di bollicine e il gentilissimo personale di sala pronto ad offrire invitanti finger food con tartufo. Oltre alla pizzella fritta, un delizioso “marchio di fabbrica” di Antonio, la tartare di manzo, lo storione affumicato, l’insalata di porcini, la fonduta di taleggio, l’uovo di quaglia con crostini di pane cafone – tutti conditi con ricche scaglie di tartufo bianco o nero – hanno stuzzicato e soddisfatto l’appetito, non togliendoci però la voglia di scoprire i piatti del menù.
Seduti al tavolo due antipasti: Gambero rosso di Mazara in reticella di Maiale, zucca Bertagnina di Dorno e Tartufo Nero dell’Oltrepò e Crema di patate Ratte al Tartufo Bianco, croccante di pane cafone e petto d’oca di Mortara stagionato. Due antipasti semplici, in cui le materie prime d’eccellenza sono state però combinate insieme sapientemente, in un gioco di sapidità e delicatezza che non sovrastava nessun elemento, ma anzi, volto a esaltare l’equilibrio del piatto e la bontà dei singoli ingredienti.
Il primo piatto non poteva che essere un risotto: atto d’amore come solo un buon risotto può essere ed espressione di massima pulizia e semplicità, che non è mai banale. Il Carnaroli Riserva San Massimo in risotto mantecato al Mascarpone e Tartufo Nero ha decisamente conquistato i palati dei commensali.
Pur non essendo particolarmente amante della carne, è stato il secondo il piatto a vincere il primo premio: Guancia di Manzo brasata al Bonaria dell’Oltrepò, mela anurca e Tartufo Bianco. Divertente il gioco del “sembra ma non è” nel piatto – una piccola melina che in realtà è del purè di patate – e superlativa la carne, che si scioglieva in bocca, rendendo inutile il coltello per tagliarla.
Per finire il dessert, anch’esso a base di tartufo. Il ristorante di Villa Necchi è riuscito ad usare sapientemente e con successo un’ingrediente che difficilmente si trova nei dolci, servendo un piatto – Zucca, cioccolato bianco e Tartufo – leggero e non stucchevole, in grado di terminare il pasto in maniera eccellente, senza appesantire e stupendo per l’uso del tartufo. Equilibrio perfetto.
Come se non bastasse… con il caffè sono stati serviti dei deliziosi tartufini al cioccolato: una piccola coccola che ci ha fatto sentire ancora più viziati dal personale di sala sempre professionale e attento. Mi accorgo apprezzo in particolare modo e sempre di più il gesto di portare a fine cena della piccola pasticceria, due biscottini e due meringhe o anche solo un cioccolatino. Mi fa sentire ospite e non cliente, ho l’impressione che ci si stia prendendo cura di me e di aver fatto un ottimo investimento: non ho “solo” acquistato del buon cibo, dei piatti particolari cucinati sapientemente, ma ho anche vissuto un’esperienza, ho impiegato il mio tempo per viziarmi e coccolarmi attraverso cibo e attenzioni a 360 gradi, è un invito a prolungare la permanenza al tavolo e con gli altri commensali per godermi il clima conviviale e rilassato che cerco in una cena fuori. A Villa Necchi in effetti trovo tutto ciò sin da quando si entra dal cancello, ma è uno di quei piccoli accorgimenti che fanno il “di più” di questo già magico di per sé.
Cosa può rendere ancora migliore dell’ottimo cibo? Una cornice splendida in cui consumarlo. Villa Necchi alla Portalupa è una villa storica inserita nella cornice del Parco del Ticino, sito naturale UNESCO.
La villa ottocentesca è stata fino alla prima metà del’900 la tenuta di campagna della famiglia Necchi, tra i più importanti industriali italiani (sì, quelli delle macchine da cucire). Le due anime della villa – tenuta di caccia e luogo in cui dar spazio alla passione per fiori e piante – rivivono ancora oggi nella villa e nel parco: un lago, una chiesetta, querce secolari, fontane, piante e fiori. Anche l’interno non è da meno. Le ampie vetrate e i lucernari giocano con l’ambiente esterno, che pervade anche l’interno con la quiete che ispira. Il mio personalissimo angolo preferito è il piccolo salottino affacciato sulla veranda, circondato da vetrate e lucernari. A prescindere dal tempo atmosferico è uno dei posti più rilassanti di mai visitati.